UNA POESIA ISPIRATA DALLA NEVE

Si parla tanto di neve e Burian in questi giorni, e allora ecco che ispirato dal clima ho scritto questa poesia che voglio condividere con tutti voi lettori . . . .

 

BELLO STARE ALLA FINESTRA QUANDO FUORI NEVICA

 

Bello stare alla finestra quando fuori nevica

dopo aver sorseggiato un caffè

dopo aver amoreggiato con te

chiusi nel tiepido incantesimo

di una insolita mattina di febbraio.

 

Bello stare in silenzio

e non far torto alla solita vista

che oggi sembra ingentilirsi

fiocco dopo fiocco

del candido stupore che ci abbraccia.

 

Bello fare giochi con la fantasia

rinnovando ricordi

di quando, marmocchio,

in quei giorni di neve

ruzzolavo bagnato fino alle gambe del nonno.

 

Bello stare alla finestra quando fuori nevica

bello starci abbracciato con te.

 

©Stefano Buzzi

IO, NESSUNO, CENTOMILA

Quando si dice “perchè Sanremo è Sanremo” si dice una grossa verità.
Questa volta ho avuto il piacere e la fortuna di viverlo in prima persona e devo dire che è stata una esperienza pazzesca.

Sono arrivato giovedì sera con la voglia di scoprire tutto, con la fame carnivora di non lasciare indietro nulla, di viverlo divertendomi.
Essere l’inviato della Radio mi ha agevolato parecchio, ovviamente, con il mio accredito sono riuscito a spingermi poco oltre il consentito agli appassionati, e per me quel poco è stato l’imponderabile.
Ho vissuto quattro giorni chiuso in una bolla di sapone, perchè l’atmosfera che si vive lì è una parentesi “finta” della vita reale.
La mia dimensione la conosco benissimo, già da ieri sera l’incantesimo ha iniziato a svanire, ed ora mi porto dentro il ricordo di una euforia ed una adrenalina che conto di poter rivivere tra un anno. . .

Stamattina qualcuno mi ha chiesto: ” allora? come è? “.

E’ una cosa che non si può spiegare. Non ci riesco, anche se sono uno che con le parole ci gioca e ci sguazza.
Un circo, un happening che dura 24 ore su 24, il caos, una festa, un carnevale, un carosello per l’Italia che vince i mondiali . . . ecco tutto questo, mischiato insieme, ancora non rende l’idea.

I selfie dal tappeto rosso davanti all’Ariston, le ore davanti agli alberghi per strappare qualche dichiarazione ai cantanti, proprio come un vero reporter, le telefonate continue con i manager e le case discografiche, la sala stampa, le ore passate nelle hall degli alberghi con giornalisti di tutta italia, le interviste pianificate e quelle improvvisate, la gente, tanta gente, tantissima gente, i sorrisi, le lacrime di gioia, il Festival visto in poltrona su un grande schermo con il dolby surround, qualcuno dei miei cantanti preferiti a portata di stretta di mano, potergli dire grazie per tutte le emozioni di tutti questi anni, guardandoli negli occhi.

E Sanremo che si rivela e si fa scoprire una splendida località balneare che si rivela angolo dopo angolo, mischiando perfettamente paiette e lustrini dello star system a carruggi ricchi di storia e di storie antiche che si raccontano semplicemente respirandole.
E poi il mare, invidiabile ciliegina sulla torta, che dipinge e sentenzia l’incantevole meraviglia dell’evento.

Poco importa se sono rientrato distrutto, per i tanti chilometri camminati nel nome di quel “non lasciare indietro niente”, per le pochissime ore dormite, per il continuo sballottarsi tra fans in delirio e turisti come se piovesse.
Poco importa davvero, perchè ci pensano le emozioni a far passare tutto, ci pensano le canzoni ( che devo dire mi son piaciute quasi tutte ), ci pensa il ricordo di quattro giorni condivisi con due colleghi, amici, troppo divertenti.

Io,nessuno,centomila.
Io, da Triuggio a Sanremo.

 

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FABER – PRINCIPE LIBERO

Questo articolo deve per forza iniziare così:

Piangere nel 2018 in un cinema di provincia per un film dove viene raccontata velocemente ma intensamente la morte di Tenco accaduta 51 anni fa.   FATTO.

Ebbene si, anche questa volta, comodamente seduto sulla poltrona della sala ho lasciato andare commozione e lacrime a volontà.

Per FABRIZIO DE ANDRE’ – PRINCIPE LIBERO mi sono offerto come volontario per il turno di proiezione, ero troppo interessato a questo lavoro di Luca Facchini per perdermi l’occasione e anche se sapevo che la durata era di oltre tre ore, ho alzato la mano e sono stato felicissimo di farlo.

Tre ore e quindici minuti, per l’esattezza, infatti verrà anche trasmesso su rai 1 in due serate a Febbraio, ma alla fine sarei andato avanti per altre tre ore.

Troppo appassionante e troppo emozionante ripercorrere la vita di questo grande e unico cantautore che ha legato la sua vita alla canzone d’autore, a Genova e alla Sardegna.

Personalmente non sono mai impazzito per la musica di DeAndrè, anche se è un autore che mi piace molto, possiedo qualche suo disco e ho visto più di una volta il dvd del suo concerto con la PFM. Stimo il suo modo di scrivere e il suo stile così anarchico di raccontare gli ultimi e di percepire l’amore. Solo che semplicemente i miei gusti prediligono una musica un po’ più sostenuta e un po’ più immediata.

Tornando al film, siccome sarà tra venti giorni in TV non racconterò nulla, non racconterò dell’incipit posizionato in mezzo alla storia, non racconterò del racconto della adolescenza scapigliata di Faber, del suo rapporto contrastante con il padre, del donnaiolo sempre circondato da donne sensualissime e meravigliose, della costante insoddisfazione che ha percorso ed ispirato il percorso creativo, dell’amicizia con Paolo Villaggio, dello scambio di idee con Tenco, del sequestro . . . .

. . . . . anche se qui non si parla del film, ma della vita dell’artista . . .

molto ben narrata e strepitosamente interpretata da Luca Marinelli.

Luca Marinelli è il futuro del cinema italiano.

Qui lo dico e qui lo sottoscrivo.

Leggo oggi, negli articoli on line che commentano la due giorni di proiezione nelle sale, che il film ha portato nelle sale un pubblico maturo. Per età e per contenuti.

Averlo amato così tanto mi impettisce.

Ora, come spesso accade, sfrutterò la scia delle emozioni ancora vive e tornerò ad ascoltare Faber per qualche settimana, per un ripasso necessario e doveroso.

Ecco qui una piccola ideale playlist delle mie preferite di Fabrizio De Andrè:

HO VISTO NINA VOLARE

DOLCENERA

DON RAFFAE’

FIUME SAND CREEK

VOLTA LA CARTA

ANDREA

VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO AMORE

UN GIUDICE

IL SUONATORE JONES

IL GORILLA

BOCCA DI ROSA

e poi tutto il suo primo album TUTTO FABRIZIO DE ANDRE’, senza escludere nessuna canzone.

 

CHE DOLORE, DOLORES !

E’ passata una settimana e la notizia drammatica ancora aleggia nell’aria.

Lunedì scorso, sono uscito da un appuntamento e una volta salito in macchina ho sentito che stavano trasmettendo ZOMBIE dei Cranberries, e poi lo speaker ci ha aggiunto con tono strozzato l’annuncio della morte di Dolores O’Riordan.

Impietrito.

E’ vero, negli ultimi anni sono stati in molti, George Michael, Prince, David Bowie, Chris Cornell, Lou Reed. . . .  tanti nomi che ho ampiamente omaggiato nel mio programma in onda tutti i venerdì sera su Radio Cantù. . . ma questa volta . . .

I Cranberries hanno fatto parte in modo stabile e duraturo dei miei anni ’90/inizio 2000. Ero un fans. E devo dire che anche oggi riprendo spesso le cassettine e le ascolto, in realtà NO. . . oggi prendo le cassettine e poi smanetto su you tube per ascoltare questa o quella canzone.

Li ho visti anche una volta dal vivo: a Brescia, nel 1999. Il tour di Bury the Hatchet. Ricordo ancora quella giornata, io appena ventenne partito in macchina carico di entusiasmo alla volta dello “Stadio Rigamonti” con un mio amico che poi con il passare degli anni non è stato molto fortunato, con una collega che ancora oggi lavora con me e con il suo fidanzato di allora che anche oggi intravedo sui social ogni tanto. Ricordo che prima del gruppo irlandese aveva suonato ANDREAS JOHNSON  che in quell’anno andava forte con il singolo GLORIUS. Poi però è arrivata lei. E sono rimasto completamente affascinato e rapito. Come muoveva le gambe in quel balletto solo suo sulle note di ANIMAL INSTICT  e LOUD AND CLER . . . .  io ed il mio amico non ci siamo accontentati di vederla dagli spalti, siamo volati giù nel prato di corsa per arrivarle il più vicino possibile. Ho sempre subito il fascino di Dolores. E poi il ritorno a casa stanchi morti e vinti dal sonno. Pericolosissimo.  . . . ricordo davvero bene quel giorno.

Ecco dunque dieci pezzi dei Cranberries che mi sento di consigliare a chi, magari perchè è troppo giovane, non li conosce bene. Lasciatevi incantare dalla voce di un angelo: Dolores. Mi mancherai.

I CAN’T BE WITH YOU . . .  il vocalizzo del ritornello è un orgasmo

ZOMBIE . . . la più conosciuta in assoluto

DREAMING MY DREAMS . . . una ballata delicatissima, spesso la inserisco nelle playlist natalizie

SALVATION . . . . tutta l’anima rock della band è rinchiusa in questo pezzo velocissimo e breve

WHEN YOU’RE GONE . . . altra ballata delicatissima, c’era una ragazzina che mi piaceva un sacco e questa è stata la prima canzone che le ho dedicato

WAR CHILD . . . canzone impegnata, ma se volete sentire la massima espressione vocale di Dolores qui siete al TOP.

I JUST SHOT JOHN LENNON . . . un altro pezzone sostenuto e decisamente rock

ANIMAL INSTICT . . . la fase più commerciale della band passa da questo pezzo incredibilmente orecchiabile e ballabile

LOUD AND CLEAR . . . la mia preferita in assoluto

SHATTERED . . .  altro lentone con una voce così delicata da riuscire ad accarezzare

 

Ultimo pensiero . . .

E’ incredibile come si riesca a “soffrire” per la perdita di persone che in realtà non abbiamo mai conosciuto di persona. Ma forse è proprio questa la grandezza di un artista, riuscire ad entrare nelle vite delle persone comuni con i loro testi, le loro canzoni e lasciare un segno indelebile nell’anima.

LA BELLEZZA DEL RACCONTARE

Ci sono serate che ti smuovono qualcosa dentro pur restando seduto sul divano con un libro in mano e la TV accesa di fronte.

E’ successo ieri sera, mentre riposando dopo una giornata intensa, mi sono sentito riempito da quel che ho visto in televisione.  Ero immerso nella lettura del mio primo libro dell’anno quando mi sono accorto che a CHE TEMPO CHE FA c’erano Maryl Streep e Tom Hanks. Che colpo ragazzi! Così mi sono lasciato rapire dal fascino di queste due star planetarie e pur non essendo io per nulla un fans di Fabio Fazio mi sono lasciato catalizzare davanti allo schermo dalla bravura del conduttore nel portare avanti agevolmente e simpaticamente l’interviste con questi due mostri sacri del cinema.

Mi sono sentito molto coinvolto dallo stupore e dalla gioia della attrice nel ricevere una foto con autografo di Anna Magnani: anche gli artisti Top hanno dei loro idoli, dei loro punti di riferimento. .  che bellezza.

E poi ovviamente la presentazione del loro nuovo film, il racconto di una vicenda realmente successa negli USA, l’intensità della loro recitazione negli spezzoni mostrati al pubblico, il libro di Tom Hanks fatto da racconti brevi. . . . . insomma venti minuti ( o forse di più ) di televisione che mi hanno regalato emozioni.

Ma non solo, e vi assicuro che io non guardo quasi mai questo programma  . . . poi il film di Ligabue.

La voglia di Luciano di raccontare la vita di provincia. La meraviglia, e sottolineo meraviglia, delle immagine così intense e toccanti del film che mi hanno fatto brillare la scintilla della narrazione.

Io faccio lo scrittore per passione. Adoro raccontare, condividere, inventare storie e sono troppo sensibile a questo tipo di arte.

Mi è venuta voglia di alzare l’asticella, di cimentarmi con qualcosa di  . . . . . . .

. . . .  mi sono fermato qui. Al TG mentre scrivo questo articolo han fatto un servizio sulla morte di Dolores O’Riordan. . .  Sono in lacrime.  Non riesco a commentare ora la notizia.

Tornando al pezzo ( dopo qualche minuto di tristezza ), pensavo già dall’inizio di chiuderlo scrivendo dell’ ultimo film che ho visto:

IL RACCONTO DEI RACCONTI di Matteo Garrone.

Film liberamente tratto dal libro LO CUNTO DE LI CUNTI di Giambattista Basile datato 1630 circa. . .  la raccolta di fiabe più antica d’Europa.

E’ un film che ha vinto sette David di Donatello e se non ho sbaglio ho letto nei titoli iniziali che è considerato patrimonio culturale nazionale.

E’ un film del 2015, diviso in tre episodi che si intrecciano tra di loro soltanto sfiorandosi, un film che parla dell’amore e di come pur essendo il sentimento più nobile e più semplice da provare, è sempre il più difficile e complesso da far incastrare alla perfezione tra gli individui.

Una regina non riesce a concepire un figlio, e grazie ad un sortilegio sacrifica la vita del marito per avere quella di un erede. Figlio che poi la abbandonerà per inseguire il gemello più libero e meno legato ai vincoli reali.

Due anziane sorelle ingannano grazie ad un equivoco il Re del loro regno, malato di sesso, e col desiderio della lussuria dimenticheranno la vera essenza del legame familiare.

Un Re che alleva una pulce indice un torneo per trovare lo sposo di sua figlia. Lascerà la primogenita nelle mani di un orco.

Tre storie molto particolari e al limite del grottesco, una pellicola non concepita per un vasto pubblico. Un film che dura molto e che a tratti di rivela anche un po’ pesantino.

Mi è piaciuto.

Ma forse ci avevo appoggiato sopra qualche aspettativa in più.

Chiudo che vado ad ascoltare qualche pezzo dei Cranberries in ricordo dei miei venti anni.

TUTTO IL MIO 2017

Come consuetudine a fine anno si è soliti fare un bilancio di come è andato l’anno che se ne va e ci si riempie di buoni propositi per quello che verrà.

Così ho fatto anche io, in questo articolo, riassumendo però soltanto come è andato il 2017, perchè i buoni propositi questa volta me li tengo tutti per me. Ecco  dunque i momenti salienti del “mio” 2017:

Ci siamo abituati a Trump presidente, a Salvini e la sua Lombardia ‘franca’, agli attentati nel mondo come se piovesse ma non ci abitueremo mai all’idea dei mondiali senza Italia.

“La scimmia nuda balla, Occidentali’s Karma”

Ho trasformato il mio rapporto stabile e duraturo con l’alcool in un rapporto occasionale senza preliminari. Che tristezza.
Anche per questo però ho perso dieci kg e adesso potrei fare la controfigura di Cristiano Ronaldo. O Malgioglio.

Sei scudetti di fila.

Ho fatto una bella esperienza in qualità di moderatore a degli incontri per adolescenti organizzati dalla comunità SanTeodoro di Cantù, conoscendo personaggi famosi tra i quali anche Antonio Rossi. . .  anche così si cresce.

Ho superato Cardiff, ho superato la morte di Paolo Villaggio ma ancora non riesco a digerire il successone del reggaeton. “Suave suavecito”

Ho gioito per l’arrivo di un nuovo cuginetto e di un nipotino, e per una bella notizia che ha reso questo 2017 un anno davvero speciale.

Modena Park.

Le vacanze nelle Marche. Anche se questa volta non sono state tutto oro che luccica.

Ho scritto e pubblicato un nuovo libro, che mi sta dando grosse soddisfazioni che sommate a quelle arrivate grazie alla Radio hanno reso ancora una volta il mio anno ‘artistico’ più che positivo.

” Siamo come i tori a Pamplona. . . .PA Pamplona ”

Per la prima volta nella mia vita ( a memoria ) sono andato alla Messa di mezzanotte a Natale invece di essere nelle bettole del Polo Nord a bere birra e Campari.
Si l’ho già detto: che tristezza.

Ho spinto più su l’asticella di un impegno preso quasi sei anni fa.

Sul lettino dello psicologo ho giocato al Lego con la mia vita e qualche mattoncino è rimasto ancora sul tappeto pronto da essere impilato con l’anno nuovo.

Ho fatto il banditore d’asta e il giurato ad un concorso canoro. Per me è SI.

Ma davvero nel 2018 guarderemo i mondiali senza Italia?
A proposito di mondiali . . L’emozione della Fede nazionale e quel mondiale vinto nell’ultima vasca è un momento top del 2017.

John Snow re del Nord.

Addio Usain Bolt.

Sono entrato come volontario al cinema, ora sono un operatore proiezionista. Il micromondo che ruota intorno e dentro a un cinema è davvero un paradiso per chi come me ha fame e sete di cultura.

Ho lottato giorno dopo giorno con le mie debolezze e i miei difetti mettendo sul ring risorse di cui vado fiero.
Confido in loro e in qualche botta di culo ( che male non fa ) per essere ancora più vicino alla vita che vorrei nell’anno nuovo.

E lo auguro col cuore anche a tutti voi.

NORWEGIAN WOOD

Ieri sera ho finito di leggere NORWEGIAN WOOD di Haruki Murakami e sono ancora tutto scosso dall’emozione di questo romanzo davvero pazzesco che purtroppo ho letto in troppo tempo. Infatti l’ho iniziato quest’estate e poi l’ho lasciato sul comodino per troppi mesi ( anche se in realtà ero impegnato a finire di scrivere il mio di libro ). Ma un libro di tanta bellezza non può durare sette mesi, infatti in questi giorni, avendo tempo, ho letto le ultime duecento pagine in circa settantasei ore.

Murakami è un autore che non conosco, so per certo che è il preferito di un mio amico, e ricordo ancora il giorno in cui ero in libreria e davanti a tutti i libri del giapponese ho scattato una foto mandandola via whatsup a questo mio amico, chiedendogli consiglio su quale acquistare. Giusto il tempo di un giro per tutto il negozio e la risposta è arrivata decisa e netta. ” Norwegian Wood, è il mio libro preferito! “. Mi fido. Compro.

La prefazione che c’è in questa edizione è stata utilissima per conoscere velocemente la storia dell’autore e la sua produzione letteraria, le influenze e i traguardi raggiunti. Utile anche per scoprire  che nella precedente edizione italiana il titolo era TOKIO BLUES ( quello me lo ricordavo ) e sopratutto che questo romanzo si dissocia completamente da tutto quello scritto da Murakami finora.

E’ un romanzo sentimentale che mi piace definire POP, per quanto si avvicina alla mia concezione di scrivere. Riferimenti a dischi, film, altre letture riempiono la narrazione dandole un valore aggiunto notevole. L’esplicita descrizione delle emozioni dei giovani protagonisti e delle vicende sessuali che li travolgono appassionano tantissimo.

Sia chiaro, non è un romanzo erotico, e non siamo nemmeno davanti ad un Bukowski, ma nel racconto della vita di un giovane appena ventenne non si può giustamente prescindere dalle esperienze che riguardano la droga, l’alcool, la masturbazione e le donne, anche se poi l’introspezione che meglio arriva in fondo al cuore riguarda i tormenti esistenziali ed amorosi di un ragazzo con un grosso valore etico alla continua ricerca del “giusto” pur sapendo che quel ” giusto ” potrebbe causare malinconia e sofferenza.

Watanabe, questo è il nome del protagonista che ormai trentasettenne narra in prima persona le vicende che lo hanno fatto crescere nei suoi primi due anni da maggiorenne, è un giovane studente universitario che divide la sua giovane età tra il ricordo di un amico morto suicida, i dischi dei Beatles, l’amore per Naoko ( ragazza fragile e psichicamente malata ), l’amore per Midori ( ragazza piena di vita nonostante le disgrazie che le sono capitate ), qualche lavoretto saltuario, i rapporti occasionali con donne appena conosciute grazia all’amico “Lucignolo” ( cosi piace chiamarlo a me ) e una depressione di fondo che lo porta spesso ad isolarsi alla ricerca del suo io più giusto e più pronto a diventare adulto.

Un viaggio lungo due anni nel Giappone del ’68, tra contestazioni studentesche e dischi europei che ancora destavano scalpore per la generazione adulta.

I Beatles suonano quasi interamente la colonna sonora del libro, grazie a Reiko, donna di mezza età che vive con Naoko nella clinica per l’igiene mentale. E’ le il mio personaggio preferito di tutta la storia. Il suo essere mentalmente cosciente dei suoi problemi e la leggerezza con cui ci convive la rendono così affascinante da farmene quasi invaghire. . . ed il merito di tutto questo è senza dubbio nella capacità dell’autore di scrivere.

Un autore davvero straordinario che sicuramente approfondirò.

A questo libro devo anche la scoperta di alcuni pezzi dei Beatles che mi erano sfuggiti,in particolare proprio quello che da il titolo al romanzo . . .

cercatelo e chiudete gli occhi. . .

w John Lennon

w Murakami.

LA MIA PLAYLIST XMAS 2017

Ho deciso che oggi è il giorno giusto per scrivere questo articolo, mancano soltanto dieci giorni a Natale e nel mio lettore inizio a passare canzoni natalizie con più insistenza.

Anche quest’anno, come ogni anno, ho creato una mia playlist personale, in realtà mi è stata commissionata qualche giorno fa da una amica e dopo una lunga selezione durata un intero pomeriggio ho scelto questi 15 brani che mi sembrano i più adatti a questo Natale alle porte.

Le canzoni di Natale, quelle tradizionali o quelle che benissimo si sposano con questo periodo dell’anno sono più o meno sempre le stesse. Vi accorgerete, se andate a prendere i miei consigli dell’anno scorso che varia veramente poco, del resto ho una cartella nell’hard disk esterno in cui durante l’anno aggiungo brani che scopro ideali, ma quelli vecchi non li cancello mai.

Ecco dunque le 15 scelte per quest’anno, rigorosamente con una scaletta scelta da me e accompagnati da due righe che raccontano il ricordo, il legame o il motivo per cui sono state scelte.

HAPPY XMAS ( WAR IS OVER ) – JOHN LENNON la più tradizionali delle canzoni, brano che davvero ha scandito tutti i miei Natali ( e credo quelli di molti altri )

HEAVEN FOR EVERYONE – QUEEN ogni volta che l’ascolto torno al Natale del 1999, in particolare al Capodanno del nuovo millennio, quando ho trascorso l’intero pomeriggio ad ascoltare il disco Made In Heaven per gestire l’emozione della festa che avrei fatto di notte col passaggio agli anni 2000. ( Che sfigato ).

ALL I WANT FOR XMAS IS YOU – MARIAH CAREY dico la verità: l’ho riscoperta e rivalutata quest’anno all’inaugurazione della pista di pattinaggio a Cantù dove ho fatto l’animazione. La gente era entusiasta. Sarà che tutti questi campanelli creano davvero una atmosfera pazzesca. Quella che tutti noi andiamo cercando alla fine dell’anno.

MAN IN THE MIRROR – MICHEL JACKSON diciamo che Natale è solo la scusa per sentirla più volte senza mai annoiarsi neanche dell’1 %. Una delle mie canzoni preferite in assoluto, al di là dell’Happy Xmas.

VIVA FOREVER – SPICE GIRL questa me la porto davvero da tanto tempo. Ricordo che quando ero appena ventenne facevo playlist per la colonna sonora del presepe artistico che realizzava la mia famiglia. Le spice sul presepio? E invece l’atmosfera e la delicatezza di questa canzone ci stanno da Dio con le luci intermittenti  . .  provate??

LET IT BE – THE BEATLES quante volte ho detto che John Lennon ed il suo messaggio sono stati nella mia vita una guida?? Tante. ” Quando le persone dal cuore infranto
che si trovano sulla terra sono d’accordo, ci sarà una risposta “. . . Buon Natale gente. Buon Natale.

SHAKE UP CHRISTMAS – TRAIN brano fresco. Nuovo. ( 2010 ). Diverso da tutti quelli ascoltati finora . Mi ricorda la mia prima partecipazione alla maratona radiofonica della vigilia di Natale. Tutti gli speaker che si alternano per auguri e scelta musicale. E’ stato il primo brano che ho scelto in quella occasione.

COSI’ CELESTE – ZUCCHERO idem come sopra. Idem come per le Spice Girl mi ricorda i momenti legati alle feste passate con la mia famiglia. Quando venti anni fa era ancora tutta al completo con zii e nonni.

PERFECT – ED SHEERAN unica novità di quest’anno. La canzone più bella in assoluto di questo Natale. Il ragazzo è un fenomeno. La canzone è pura, ma pura davvero, magia.  Mi emoziona davvero un sacco.

THANK GOD IT’S CHRISTMAS – QUEEN ancora ricordi legati alla fine degli anni ’90, in generale i Queen mi portano sempre li con il tempo. In questo brano la voce di Freddie è meglio della stella cometa.

WHAT A WONDERFUL WORLD – LUIS ARMSTRONG anche questa figlia dell’emozione che ho provato in pista di ghiaccio con tutte le proiezioni luminose sugli edifici intorno. L’atmosfera era magnifica e fino a dopo le feste voglio riviverla e ricordarla attraverso questo brano.

HEAL THE WORLD – MICHAEL JACKSON servono spiegazioni? Non è forse il Natale la festa che ci mette davanti al proposito di essere migliori? Come in Man in the mirror il messaggio è quello che se cambiamo noi . . . tutto il mondo può cambiare . . Adrianaaaa

THE RAGPICKER’S DREAMS – MARK KNOPFLER la mia canzone di Natale! senza se senza ma ormai da anni è il mio pezzo preferito per questa occasione.

IMAGINE – JOHN LENNON prendete il testo di questa canzone e fatelo diventare la tavola dei comandamenti del mondo. Poi vediamo come va.   . .

O E’ NATALE TUTTI I GIORNI – L.CARBONI e JOVANOTTI mi era caduta nel dimenticatoio, poi qualche settimana fa girovagando su Youtube l’ho ritrovata. Bella e simpatica cover fatta da questi due parecchi anni fa. Cover di MORE THAN WORDS degli Extreme. . .e già questo è un motivo valido per chiudere come si deve una playlist.

Come sempre poi però il consiglio che vi do è quello di suonare quello che vi sussurra il cuore e quello di cui ha bisogno la vostra anima.

 

 

VOLEVO FARE IL CANTAUTORE INDIE – ringraziamenti

Utilizzo le pagine del mio Blog per rendere pubblici i ringraziamenti che per scelta editoriale non sono apparsi sul libro appena uscito.

Essere di nuovo qui a distanza di qualche manciata di mesi davanti ad un foglio bianco da riempire con i ringraziamenti mi riempie di estrema gioia. E probabilmente tutto questo lo devo ai lettori. Ecco quindi che il mio primo pensiero va a loro, a chi ha scelto il mio nome e le mie parole per passare qualche istante della sua vita.

Grazie davvero.

Doveroso poi ringraziare tutte quelle persone che senza saperlo hanno ispirato le mie storie e le mie poesie. Nel mio modo di scrivere c’è molto di quello che mi succede intorno, almeno come nocciolo della questione. Poi guarnisco e invento a piacimento.

Grazie alla mia splendida compagna di vita che è un miracolo che si rinnova giorno dopo giorno e mi permette di essere quello che sono curando tutti i miei limiti.

Grazie alla mia famiglia, agli amici di sempre, a tutti quelli nuovi e a chi intreccia il suo sguardo con il mio senza indifferenza.

Grazie a Cristina che con i suoi consigli smonta sistematicamente tutto quello che scrivo aiutandomi e spingendomi a migliorare, grazie al Latinista e DjPnP compagni di avventura radiofonica per aiutarmi a tenere sempre alta la mia asticella creativa.

Grazie a Ivano per avere ancora una volta contribuito con la sua esperienza a rendere questo lavoro più grazioso.  A lui spetta il plauso per il trucco e il parrucco.

Grazie al mio psicologo che mi ha ribaltato e risvoltato a dovere in questi mesi, e poi mi ha rimesso in piedi in un modo un po’ più stabile.

Grazie a tutti gli artisti che con i loro dischi ed i loro film mi influenzano e mi fanno imparare. Mi fanno crescere.

Infine grazie a me stesso.

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VOLEVO FARE IL CANTAUTORE INDIE

Finalmente posso dirlo e posso annunciarlo, esce ufficialmente mercoledì 6 dicembre il mio nuovo libro.

Utilizzo le pagine di questo Blog per pubblicare una sorta di “introduzione dell’autore” in cui sintetizzo e spiego il lavoro fatto e perchè no incuriosire i possibili lettori.

Visto che ci siamo, potrebbe anche essere una ottima idea da inserire nelle vostre Wishlist per Natale.

Titolo :   VOLEVO FARE IL CANTAUTORE INDIE

Genere :  Poesie + Drabble

Il libro esce per Edizioni Amande ed è inserito nella collana Nuove Luci curata da Ivano Mingotti e dedicata ad autori emergenti e sperimentali.

Tutto esattamente come per il mio primo lavoro, POESIE POP.

Compreso il prezzo di copertina che è 9.90 euro.

Il libro è diviso in due atti: due stili letterari ben distinti che hanno lo stesso scopo: RACCONTARE.

E’ proprio questa la parola chiave di questo libro, l’esigenza di fotografare il mondo che mi ruota intorno, addosso e condividerlo come farebbe un cantautore indie.

Ed è subito spiegato il perché di questo titolo così particolare.

Intanto però definiamo l’indie, il cantautore indie. In questo genere musicale vengono inseriti quegli artisti che non appertogono alle etichette discografiche mainstream, quelli un po’ fai da te. . .  io per esempio mi ritengo uno scrittore indie.

Negli ultimi anni in Italia si è sviluppata una nuova generazione di artisti indipendenti che raccontano storie e le sensazioni, così come i sentimenti, sono solo la conseguenza e non l’essenza.

Il titolo gioca molto sul fatto che io non so cantare e so solo strimpellare la chitarra e quindi volevo fare il cantautore  . . . .  ma lo faccio comunque scrivendo.

Come dicevo libro diviso in due atti:

Il primo atto è una raccolta di poesie tutte scritte nell’ultimo anno, al contrario di POESIE POP che conteneva il lavoro di una vita, quindi a mio avviso molto più figlie della vita di adesso, la vita di un quasi quarantenne che ancora fa a pugni con la necessità di virare verso l’età adulta e che con disincanto osserva il mondo che gli gira intorno con un forte desiderio di raccontarlo.

Sono una quarantina di poesie che esprimono ancora di più il mio stile di scriverle: testi, brani, pensieri che richiamano alla canzone e non alla poesia classica.

Troverete poesie che narrano. La voglia di raccontare i fatti prevale sulla descrizione delle emozioni con cui questi vengono percepiti, anche se i sentimenti poi stanno fisiologicamente in quello che si chiama poesia e per forza di cose sbocciano prepotenti fiorendo tra i racconti distribuiti sapientemente nella scaletta che porta dalla prima all’ultima composizione.

E’ proprio così, ho pensato all’ordine con cui inserire le poesie immaginando di trovarmi su un palco e leggerle come se fosse un concerto. E quindi come in una scaletta musicale che si rispetti si parte col botto e poi si scivola via tra pezzi rock e pezzi lenti fino ad arrivare al gran finale.

La genesi, anzi lo spunto per queste poesie, è sia autobiografico che immaginario, spesso è figlio di quello che ho visto intorno a me.

 

Il secondo atto è decisamente e completamente narrativa.

E’ una raccolta di drabble.  Il drabble è un esercizio di scrittura che consiste nel raccontare una storia in 100 parole. Non possono essere 99 e non possono essere 101.

All’interno della raccolta c’è anche un racconto che si sviluppa in quindici episodi, sparsi qua e là tra i vari raccontini.

Volendo, ma questo lo lascerò fare al lettore, si potrebbero fare due sottocategorie:

le storie: vere e proprie storielle racchiuse in 100 parole

le fotografie: descrizioni di un momento attraverso la parola. Sempre in 100 parole

Questi racconti sono stati scritti per lo più nel 2015 e ben si sposano con questo libro che appunto si pone l’obbiettivo di raccontare.

Se le poesie toccano anche il lato interiore, i racconti sono puro e leggero piacere di leggere.

Perché scrivere in 100 parole? Sempre per il mio credo della necessità di sintesi, l’idea di scrivere un racconto che per esempio può nascere e morire in uno stato di Facebook oggi mi sembra il mezzo più fruibile per arrivare ed espandersi il più lontano possibile.

E’ un libro a cui io tengo molto

E’ un libro dedicato a me stesso.

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