NORWEGIAN WOOD

Ieri sera ho finito di leggere NORWEGIAN WOOD di Haruki Murakami e sono ancora tutto scosso dall’emozione di questo romanzo davvero pazzesco che purtroppo ho letto in troppo tempo. Infatti l’ho iniziato quest’estate e poi l’ho lasciato sul comodino per troppi mesi ( anche se in realtà ero impegnato a finire di scrivere il mio di libro ). Ma un libro di tanta bellezza non può durare sette mesi, infatti in questi giorni, avendo tempo, ho letto le ultime duecento pagine in circa settantasei ore.

Murakami è un autore che non conosco, so per certo che è il preferito di un mio amico, e ricordo ancora il giorno in cui ero in libreria e davanti a tutti i libri del giapponese ho scattato una foto mandandola via whatsup a questo mio amico, chiedendogli consiglio su quale acquistare. Giusto il tempo di un giro per tutto il negozio e la risposta è arrivata decisa e netta. ” Norwegian Wood, è il mio libro preferito! “. Mi fido. Compro.

La prefazione che c’è in questa edizione è stata utilissima per conoscere velocemente la storia dell’autore e la sua produzione letteraria, le influenze e i traguardi raggiunti. Utile anche per scoprire  che nella precedente edizione italiana il titolo era TOKIO BLUES ( quello me lo ricordavo ) e sopratutto che questo romanzo si dissocia completamente da tutto quello scritto da Murakami finora.

E’ un romanzo sentimentale che mi piace definire POP, per quanto si avvicina alla mia concezione di scrivere. Riferimenti a dischi, film, altre letture riempiono la narrazione dandole un valore aggiunto notevole. L’esplicita descrizione delle emozioni dei giovani protagonisti e delle vicende sessuali che li travolgono appassionano tantissimo.

Sia chiaro, non è un romanzo erotico, e non siamo nemmeno davanti ad un Bukowski, ma nel racconto della vita di un giovane appena ventenne non si può giustamente prescindere dalle esperienze che riguardano la droga, l’alcool, la masturbazione e le donne, anche se poi l’introspezione che meglio arriva in fondo al cuore riguarda i tormenti esistenziali ed amorosi di un ragazzo con un grosso valore etico alla continua ricerca del “giusto” pur sapendo che quel ” giusto ” potrebbe causare malinconia e sofferenza.

Watanabe, questo è il nome del protagonista che ormai trentasettenne narra in prima persona le vicende che lo hanno fatto crescere nei suoi primi due anni da maggiorenne, è un giovane studente universitario che divide la sua giovane età tra il ricordo di un amico morto suicida, i dischi dei Beatles, l’amore per Naoko ( ragazza fragile e psichicamente malata ), l’amore per Midori ( ragazza piena di vita nonostante le disgrazie che le sono capitate ), qualche lavoretto saltuario, i rapporti occasionali con donne appena conosciute grazia all’amico “Lucignolo” ( cosi piace chiamarlo a me ) e una depressione di fondo che lo porta spesso ad isolarsi alla ricerca del suo io più giusto e più pronto a diventare adulto.

Un viaggio lungo due anni nel Giappone del ’68, tra contestazioni studentesche e dischi europei che ancora destavano scalpore per la generazione adulta.

I Beatles suonano quasi interamente la colonna sonora del libro, grazie a Reiko, donna di mezza età che vive con Naoko nella clinica per l’igiene mentale. E’ le il mio personaggio preferito di tutta la storia. Il suo essere mentalmente cosciente dei suoi problemi e la leggerezza con cui ci convive la rendono così affascinante da farmene quasi invaghire. . . ed il merito di tutto questo è senza dubbio nella capacità dell’autore di scrivere.

Un autore davvero straordinario che sicuramente approfondirò.

A questo libro devo anche la scoperta di alcuni pezzi dei Beatles che mi erano sfuggiti,in particolare proprio quello che da il titolo al romanzo . . .

cercatelo e chiudete gli occhi. . .

w John Lennon

w Murakami.

VOLEVO FARE IL CANTAUTORE INDIE – ringraziamenti

Utilizzo le pagine del mio Blog per rendere pubblici i ringraziamenti che per scelta editoriale non sono apparsi sul libro appena uscito.

Essere di nuovo qui a distanza di qualche manciata di mesi davanti ad un foglio bianco da riempire con i ringraziamenti mi riempie di estrema gioia. E probabilmente tutto questo lo devo ai lettori. Ecco quindi che il mio primo pensiero va a loro, a chi ha scelto il mio nome e le mie parole per passare qualche istante della sua vita.

Grazie davvero.

Doveroso poi ringraziare tutte quelle persone che senza saperlo hanno ispirato le mie storie e le mie poesie. Nel mio modo di scrivere c’è molto di quello che mi succede intorno, almeno come nocciolo della questione. Poi guarnisco e invento a piacimento.

Grazie alla mia splendida compagna di vita che è un miracolo che si rinnova giorno dopo giorno e mi permette di essere quello che sono curando tutti i miei limiti.

Grazie alla mia famiglia, agli amici di sempre, a tutti quelli nuovi e a chi intreccia il suo sguardo con il mio senza indifferenza.

Grazie a Cristina che con i suoi consigli smonta sistematicamente tutto quello che scrivo aiutandomi e spingendomi a migliorare, grazie al Latinista e DjPnP compagni di avventura radiofonica per aiutarmi a tenere sempre alta la mia asticella creativa.

Grazie a Ivano per avere ancora una volta contribuito con la sua esperienza a rendere questo lavoro più grazioso.  A lui spetta il plauso per il trucco e il parrucco.

Grazie al mio psicologo che mi ha ribaltato e risvoltato a dovere in questi mesi, e poi mi ha rimesso in piedi in un modo un po’ più stabile.

Grazie a tutti gli artisti che con i loro dischi ed i loro film mi influenzano e mi fanno imparare. Mi fanno crescere.

Infine grazie a me stesso.

copertina

POTERE ALLA FANTASIA

C’è un verso di una canzone di Vasco che dice ” mi ricordo chi voleva al potere la fantasia ” ed è proprio quello che ho continuato a canticchiarmi in testa mentre finivo di leggere “Il Bar sotto il mare ” del bravissimo Stefano Benni. Il titolo si quella canzone poi, in realtà è l’aggettivo migliore per riassumere in una parola questo Decamerone dei nostri giorni: Stupendo. 

Perché mi ha ricordato anche il famoso colosso di Boccaccio? Perché la formula è molto simile, anche se qui di ambiguo c’è molto poco. Il libro è una raccolta di 24 racconti che variano in lunghezza e contenuti ma che hanno lo stesso minimo comun denominatore che è la fantasia sconfinata dello scrittore. 

L’incipit è già una splendida cartolina di quello che saranno i racconti, un bar sotto il mare dove ogni sera si radunano personaggi strani e stravaganti per raccontarsi delle storie e passare così la notte tra avventure fantastiche ed aneddoti divertenti. Capite che già l’idea di un bar sommerso ha dell’incredibile e crea quell’atmosfera surreale che ti invoglia ad entrarci. 

In realtà io sono uno di quelli che farebbe un elogio al bar, fosse per me darei il premio Nobel per “socialmente imprescindibile” ad un bar ideale che rappresenta tutti i bar del mondo. Non è forse questo il luogo dove si incontrano persone e si sentono racconti? Non è questo il luogo dove si cresce e si formano le persone? Pensateci bene. 

Ma torniamo ai racconti di Benni, veri elogi dell’immaginazione, storie fantastiche che fanno anche un po’ tornar fanciulli. 

Ne segnalo sei, quelle che più mi hanno colpito:

“Il più grande cuoco di Francia” dove un piccolo chef prende per la gola il diavolo.

“Il marziano innamorato” divertente parabola che esalta l’amore semplice.

“Oleron” il racconto più lungo del libro, rivisitazione grottesca del conte Dracula. 

“Priscilla Mapple e il delitto della 2c” un divertente giallo tra i banchi di scuola.

“Il destino dell’isola di S.Lorenzo” bella storia su come il destino è sempre in agguato, argomento a me tanto caro. 

“I porno sabato dello Splendor” bella e simpatica storia di un Italia che fu. 

Molte storie sono ambientate nel paese immaginario di Sompazzo, già divertente dal nome. 

Questo libro della fine anni ’80 è il mio primo approccio a Stefano Benni, non avevo mai letto nulla. Ora so che è senza dubbio un autore che dovrò approfondire. 

Del resto come cantava Vasco in quella canzone : ” e mi ricordo chi voleva al potere la fantasia, erano giorni di grandi sogni eran vere anche le utopie ”  e io di tutto questo sento un grande bisogno adesso. 

UN WEEKEND #LIBROSO.

Quello appena passato è stato un weekend un po’ così, diviso tra il lavoro e il divano.

Eh sì, ogni tanto una domenica pomeriggio spalmato sul divano fa bene, mentre fuori il mondo corre e si gode i primi fatui sussulti d’estate ( si perché è arrivato nelle radio Alvaro Soler quindi ci siamo ) io me ne stavo comodamente sdraiato tra qualche spezzone di partite e la compagnia di un buon libro.

In realtà sabato sera ho fatto un buon aperitivo a Monza, in via Bergamo, una via che brulica, una via dove c’è fermento: c’era un artista ( a me sconosciuto ) che faceva una mostra in uno spazio aperto e bicchieri di spritz e prosecco giravano avanti indietro.
Prima mi ero rifugiato in libreria tra i profumi dei volumi e i sogni che uscivano a modi nuvoletta dalle copertine colorate. Ho curiosato poco,sapevo cosa volevo. Trovato.
Presto lo leggerò e poi ne parlerò: il libro di Vasco Brondi.

Ma dicevo di domenica. . . .
Domenica dalla comodità del mio divano ho finito di leggere LA VERITÀ SULLA SUORA STORTA di Andrea Vitali.

Lui mi piace molto, qualcuno dice sia il Van de Sfroos della letteratura. I suoi romanzi sono scorrevoli, piacevoli, leggeri ma non semplici, e poi fanno viaggiare. Io dal divano ero proiettato in quel di Bellano, il paese in cui ambienta quasi tutti i suoi romanzi. È uno scrittore del lago, è uno che sa raccontare le storie.

Questo libro in particolare è un thriller rurale, non ci sono le situazioni da thriller ma tutta la vicenda gira intorno ad un mistero che solo alla fine e con un bel colpo di scena si risolve in modo garbato, quasi dolce.

Vitali sa fare salti nell Italia che fu, nel comasco che han vissuto i nostri nonni, e tutto questo mi fa sempre sognare.

Mi spiace non essere ancora riuscito a partecipare a qualche suo Reading letterario o a qualche serata che fa in collaborazione con i Sulutumana, band strepitosa del Comasco. . . che ho avuto il piacere di ospitare ed intervistare nel mio programma radiofonico.

Insomma, una libreria, uno spritz ed un viaggio fatto con un libro han reso il weekend di lavoro più leggero.

E più interessante.